Non v’è dubbio che nonostante gli sforzi e i tentativi di tuti gli uomini e donne di buona volontà che hanno nelle mani le sorti del nostro Pese, con l’ipotesi di una quantità di risorse mai viste e sperata di provenienza Union europea, siamo anche in uno stato di confusione dannosa per il nostro Paese.
Cominciamo dal governo il cui premier ha finalmente trovato un consenso abbastanza largo e che sembra la persona giusta per dare almeno un’impronta di saggezza e di serietà al nostro sistema Paese. Certo non è un Santo che fa miracoli, ma almeno fa sperare, i miracoli sono di altri, se pure. Per ora non si poteva sperare in cambiamenti improvvisi che sarebbero possibili solo con una bacchetta magica, ma possiamo almeno veder maturare i presupposti per un salto di qualità nel modo di agire del governo e delle imprese, a parte il rispetto delle regole di tutti i residenti.
I nodi nevralgici da affrontare con vigore, peraltro, sono conosciuti. Anzitutto con tante risorse in ipotesi pronte per essere spese al giusto, occorre che le imprese cambino mentalità. Andare in giro
con la mano tesa senza specificare gli obiettivi industriali ed economici, è abitudine precisamente da elemosina e che il più spesso prelude alla corruzione. Chi da soldi vuole sapere prima dove andranno a finire , come spesi e con quali vantaggi per l’economia nazionale e per ciò stesso europea. La fase della progettazione è pertanto fondamentale e per ciò stesso ineliminabile. Anche per evitare sprechi di malaffare che spesso riducono a poco quel meno che ci viene dato. Questo riguarda senza dubbio il Sud, ma risulta ancora più negativo quando sono per imprese del nord che sfruttano questa mentalità purtroppo soprattutto meridionale. Il secondo nodo nevralgico è il malaffare o corruzione che dir si voglia, che si annida dovunque ci sono fonti di succulento guadagno, diffusa ormai nell’intero Paese come se fosse la base di una seconda economia. Il terzo nodo da sciogliere e forse il primo nei tempi è la giustizia, il fattore più evidente di scoraggiamento per gli investimenti, stranieri e non solo. I tempi
lunghi sono una vera e propria vergogna che nessuno può nascondere, a parte le reprimenda delle varie corte nazionali e internazionali. La relazione annuale di ogni anno ripete esattamente quelle dell’ottocento, quando si racconta dei primati da noi raggiunti e che sono altrettanti ostacoli per gli investimenti; a ciò si aggiunge anche la superficialità ci un settore della magistratura, che certo non contribuisce ad incentivare gli investitori. L’accusa giusta ed evidente mossa dalla Corte europea per le eccessive lungaggini dei processi si è tradotta soprattutto nei tentativi di modificare la legge sulla prescrizione, soluzione certamente più facile e rapida, tipica delle abitudini italiane a fare presto e male, che non quella di cambiare il sistema e la mentalità di certi magistrati, per fortuna una piccola percentuale.
La tragedia del Covid e le baruffe tra regioni e governo, e ancora tra i capi dei partiti e dello stesso partito, costringono a ritoccare il sistema sanitario. Colpa della privatizzazione diffusa soprattutto in certe regioni, che pure fino a ieri vantavano eccellenze ed efficienza, provocando delusione in chi ci aveva creduto fino in fondo? Invero, al fondo c’è anche l’incertezza su chi deve decidere, il centro o la periferia, nonostante la Costituzione sia fin troppo chiara nell’attribuire allo Stato la responsabilità principale, tranne deroghe per situazioni specifiche e gravi e comunque con il controllo del Parlamento. In fatto, ognuno ritiene di fare sicuramente il bene del proprio territorio, ma ancora meglio sarebbe se seguisse le regole segnate dalla Costituzione.
La giustizia poi non si rassegna al principio del presto e bene e continua a cullarsi nei processi che durano lustri, decenni e oltre.
Il covid ha poi finito di completare il quadro della confusione: si scopre nientemeno che milioni di prodotti vengono nascosti in atteso di non si sa che cosa, che per alcuni altri gli aghi non sono compatibili, infine per altri che non hanno avuto l’autorizzazione. Insomma, che cosa ci aspettiamo e difficile dirlo, ma gli inizi non danno certo buoni segnali. I giovani possono solo sperare, pertanto, che l’italiano guadagni in saggezza e serietà, soprattutto quanto al rispetto delle regole.
Prof. Giuseppe Tesauro, Presidente del Comitato Scientifico del Club Atlantico di Napoli