Il 4 maggio presso la Sala del Parlamentino, nella Sede Storica della Camera di Commercio di Napoli, ha avuto luogo la presentazione del libro dell’Amb. Bernardino Osio “Tre Anni a Buenos Aires 1975-1978”.
L’evento, promosso dal Club Atlantico di Napoli e dalla Compagnia della Disciplina della Croce, è stato contraddistinto da diversi interventi da parte di personalità autorevoli le quali, attraverso le loro dettagliate analisi, hanno evidenziato l’importanza dell’opera dell’ambasciatore Osio.
Nel dettaglio, la presentazione è stata aperta e moderata dall’Amb. Pisani, il quale ha descritto il triennio argentino, a cui il libro fa riferimento, come un periodo tragico della storia del paese sud americano, durante il quale sono avvenute grandi violazioni dei diritti dell’uomo. L’Ambasciatore ha inoltre evidenziato l’intervento inadeguato dell’ambasciata italiana, comportamento che secondo Pisani non è giustificabile ma certamente connesso al particolare periodo che viveva anche il nostro Paese, ossia i cosiddetti anni di piombo, anni di tensione inseriti nel contesto della guerra fredda e caratterizzati da vari avvenimenti come la morte di Aldo Moro. Il Governatore della Compagnia della Disciplina della Croce ha concluso il suo intervento collegandosi alle violazioni contemporanee dei diritti dell’uomo a cui, secondo il governatore, noi non possiamo voltare le spalle. Infine Pisani ha ceduto la parola, sottolineando l’importanza del nuovo obiettivo della NATO di una cooperazione non solo militare ma anche a livello economico e culturale, al Presidente del Club Atlantico di Napoli, l’Ambasciatore Gabriele Checchia.
Il Presidente del Club Atlantico ha evidenziato la rilevanza di questo evento e l’importanza della presenza del Club, per poi soffermarsi sul libro di Osio ribadendo la qualità stilistica, e l’importante testimonianza che rappresentano i contenuti dell’opera. Ha successivamente riportato tre punti principali che emergono dalla lettura del libro: l’omaggio che l’opera fa al diritto naturale che va al di là di quello positivo; la verità che caratterizza il racconto di questo periodo storico poco noto; e infine l’omaggio del libro a tutti coloro che sono scomparsi a causa di regimi e dittature spesso sanguinose. Infine, riportando la frase del poeta francese Aragon, omaggia nuovamente il lavoro dell’Amb. Osini che con la sua penna ha reso onore alle vittime di quel periodo.
Il moderatore Pisani ha dato poi la parola al Professore di Diritto Romano Luigi Labruna, il quale ha sottolineato la differenza tra un libro flessibile, che può essere interpretato e utilizzato dal lettore a suo piacimento, come lettura di evasione; e un libro in cui invece l’autore si impone, non lascia libero il lettore ma lo coinvolge interamente nella sua opera. Quest’ultima tipologia rispecchia secondo il Professore l’opera di Osio, un saggio di grande spessore che si propone di descrivere il tragico periodo argentino così da fornire dei consigli per il presente e il futuro. Il professore prosegue mettendo in evidenza come già dalle prime pagine del testo si può scorgere l’animo che caratterizza l’intero racconto: lo strazio di uomini, donne e bambini vittime del comportamento crudele del regime, al quale loro non si ribellano ma che porta ai governi stranieri ad intervenire duramente, cosa che però il governo italiano non fa, anche per interessi economici. Questo tipo di informazioni presenti nel racconto, secondo Labruna rendono il libro molto sincero e poco diplomatico, e fanno comprendere l’obiettivo del suo autore ossia di testimoniare la difficile situazione che si viveva nell’ambasciata italiana in Argentina, così da sfatare la leggenda di un’Ambasciata insensibile e amica dei militari del regime. Labruna conclude affermando quanto l’opera di Osio scuota le coscienze, ravvivi la memoria di ciò che è accaduto in Argentina e porti tutti a meditare.
In seguito l’Ambasciatore Pisani cede la parola al collega Gianfranco Verderame che definisce il libro avvincente e leggibile da differenti angolazioni: come il racconto di una realtà tragica, come una viva rappresentazione di squarci di vita diplomatica o come un’esperienza di formazione di un diplomatico. Verderame aggiunge di essersi immedesimato, in quanto collega, nelle condizioni in cui si è trovato e che ha raccontato nel suo libro Osio, e lo ringrazia omaggiando anche il suo lavoro durante il mandato in Argentina evidenziando il suo coraggio di agire anche se ostacolato dal governo italiano. Infine l’ambasciatore conclude riflettendo su quanto i diplomatici italiani avrebbero potuto fare se non avessero avuto nessun impedimento.
La presentazione è proseguita con l’intervento del professore Luigi Guarnieri Calò Carducci il quale, oltre a fornire una contestualizzazione storica molto puntuale, ha caratterizzato il suo intervento con un’analisi del testo di Osio. Lo definisce un’opera dai diversi significati: è un memoriale sul torbido clima dopo il governo peronista, non è un diario ma ha molto in comune con questo genere come la presenza del sentimento. È un’opera di piacevole lettura, aggiunge Calò, che ha caratteristiche della forma saggistica, in cui l’autore raccontando fatti personalmente vissuti si pone come testimone delle sofferenze delle persone in quel periodo in Argentina. Infine il Professore sottolinea la presenza nel libro di altre ricche fonti e foto che seppur poche sono molto significative.
L’evento si è concluso con l’intervento dell’autore, il quale ha ringraziato gli organizzatori, i presenti e chi ha collaborato alla pubblicazione del suo libro. L’Ambasciatore ha poi aggiunto che la sua opera non è né un diario né la storia delle relazioni tra Italia e Argentina ma è semplicemente l’insieme di sprazzi di reminiscenze del suo periodo in America latina che avrebbe dovuto scrivere in quel periodo. Infine, ha proseguito l’autore, affermando che conserverà per sempre il ricordo degli italiani in Argentina i quali pieni di speranza e fiducia andavano da lui, e lo commuovevano sempre per la loro semplicità e rappresentavano quell’Italia così buona e umana che probabilmente non esiste più.
Fabiola Mascitelli, Comitato Giovani Club Atlantico di Napoli